5 February 2009

Artistamp by Roberto Formigoni - Brescia (Italia)



1 comment:

vittorio baccelli said...

IL FUTURISMO COMPIE CENTO ANNI
Il manifesto del futurismo fu presentato ufficialmente il 20 febbraio 1909


Probabilmente pochi sanno che il Manifesto di Fondazione del Futurismo, firmato da Filippo Tommaso Marinetti, fu pubblicato integralmente per la prima volta il 5 febbraio del 1909, sulla “Gazzetta dell’Emilia” e solo qualche giorno dopo il testo venne ripreso da altri quotidiani italiani, come “L’arena” di Verona e “Il Piccolo” di Trieste, fino al lancio mondiale su “Le Figaro” di Parigi il 20 febbraio, la data che è divenuta poi quella “ufficiale”.
Marinetti fece di tutto per completare il documento entro la fine del 1908 per poterlo promuovere, con un evento mediatico mai visto (oggi lo si chiamerebbe globale), all’inizio dell’anno nuovo. Ma il disastroso terremoto di Messina fece rinviare l’operazione, anche se il primo a pubblicare il testo fu comunque il giornale emiliano. Le ragioni di questa scelta avevano probabilmente un’intenzione provocatoria: Marinetti considerava, infatti, Bologna “la città più passatista d’Italia” (e da quel che si sa, all’apparizione del Manifesto, il capoluogo felsineo non si scompose più di tanto).
Un’iniziativa inedita che si sarebbe potuta affrontare in questo centenario, poteva essere una mostra sul Futurismo e le donne, argomento trattato da Claudia Salaris in un volumetto di un quindicennio fa. Lo straordinario apporto al Futurismo di figure quali Benedetta Marinetti (moglie del fondatore), grandissima pittrice e autrice del visionario romanzo “Astra e il sottomarino”, la leggendaria danzatrice Giannina Censi, l’autrice del “Manifesto della donna futurista” e del “Manifesto della lussuria” Valentine De Saint-Point, crediamo non sia ancora stato valutato pienamente. Questa celebrazione avrà dunque la funzione di far conoscere al maggior numero di persone ciò che gli studiosi e gli appassionati già sanno, e a giudicare dalla quantità e dalla qualità delle pubblicazioni e delle mostre in cantiere l’obiettivo lo si dovrebbe centrare.
Da più parti invece si invoca la necessità di un dibattito sull’attualità del Futurismo o una sua possibile riattualizzazione, sottintendendo che proprio questa dovrebbe essere la finalità della celebrazione del centenario. Ed è qui che la questione si fa più complicata - ed è bene chiarire subito alcune cose. Il movimento futurista, tutti gli storici dell’arte ne convengono, è finito con la morte del suo fondatore nel ’44; e non solo per ineludibili motivi politici (il legame strettissimo di Marinetti con Mussolini), ma soprattutto perché Marinetti fu il mecenate, il trascinatore e l’organizzatore del Futurismo come movimento organico, nonché colui che amalgamava tra loro gli artisti delle varie discipline e indicava delle finalità comuni. Nel dopoguerra, infatti, la maggioranza di essi (Trampolini, Depero, Delle Site e tanti altri) continuò a lavorare, ma in proprio. Lucio Fontana, uno degli artisti più importanti degli anni sessanta, dichiarò esplicitamente la derivazione futurista del suo “Manifesto dello spazialismo”. Negli anni ottanta poi, sotto l’egida di Renato Barilli, fece la sua comparsa il “Nuovo Futurismo”, corrente artistica di scarsa durata che però lanciò l’oggi celebre Marco Lodola: la sua accattivante produzione seriale di light-boxes colorati lo imparenta però più alla Pop Art che al Futurismo.
Ma anche l’influenza non dichiarata o involontaria del Futurismo sulle avanguardie coeve e su quelle a venire è ben documentata e rintracciabile. Ad esempio, un non-musicista come Brian Eno senza dubbio ha sempre operato con una mentalità “futurista”; e non solo perché ha scandagliato con un approccio sempre sperimentale e innovativo ogni territorio musicale, ma soprattutto perché è stato l’unico – e con esiti sublimi – a cimentarsi con la musica per astronauti (vedi l’album Apollo – Virgin 1983). Ed è evidente il collegamento con l’aeropittura e l’aeropoesia marinettiane; ne costituisce il naturale sviluppo.
L’attualità del Futurismo consiste dunque nel concreto agire di ogni singolo artista che ne trae in qualche modo ispirazione. C’è chi ha sempre tenuto fede al motto futurista, quello sì sempre attuale, “ricordarsi sempre di sputare tutti i giorni sull’altare dell’arte”. C’è chi ne ha musicato due testi sacri: il Manifesto stesso, contenuto nel cd “Gerarchia ordine disciplina”, e il testamento marinettiano “Quarto d’ora di poesia della X Mas” – oltre a un’altra poesia, “Quota zero” del futurista triestino Bruno Sanzin.
Se l’arte è innocua, non è arte post-contemporanea. Se l’arte è soltanto rappresentata e non vissuta, non è arte post-contemporanea. Se non modifica o ribalta la prospettiva delle idee date e delle certezze acquisite non è arte post-contemporanea.
I mailartististi stanno celebrando in tutto il mondo i 100 anni del Manifesto Futurista, perché il Futurismo fu precursore della mail art, con Ivo Pannaggi che nel 1920 realizzò i famosi “Collaggi Postali”.

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